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GUIDA ESSENZIALE ALLA PSICOLOGIA DEL VOTO ELETTORALE: STAI SCEGLIENDO CON UN PENSIERO LENTO O VELOCE


In un particolare periodo dell'anno, ogni cittadino maggiorenne è chiamato a “compiere il suo dovere sociale” esprimendo il proprio voto elettorale rispetto ad un candidato politico e alla sua relativa fazione. Gran parte dei cittadini è terrorizzata al pensiero di recarsi alle urne, non perchè sia un compito di elevata responsabilità, ma talvolta per la paura di contribuire al perverso e infruttuoso tentativo di quel candidato di operare a favore del benessere della nazione.

Forse si starà decidendo in base alla propria ideologia, in base al programma di partito o in base ai risultati ottenuti da quella relativa fazione in passato.

Niente di più falso, la scelta di voto è un'operazione mentale che si basa su una determinata aspettativa che un normale cittadino è portato a condurre rispetto alle promesse di un leader politico. Questa aspettativa e il conseguente ragionamento, nonché sembrino un processo altamente logico e razionale, sono invece veicolate da una valutazione che di logico ha ben poco.

Le motivazioni ideologiche del cittadino, alla base della scelta di voto infatti, si discostano dalle reali finalità del programma elettorale di quello o di quell'altro partito, poiché le intenzioni sociali di un partito si adattano a una molteplicità di fattori differenti e più contingenti a livello economico, sanitario, di politica interna e estera e via dicendo...

In particolare, data la conoscenza non sempre approfondita delle finalità di un programma elettorale, la maggior parte dei cittadini vota affidandosi a un processo valutativo intuitivo e veloce, basato sull'esperienza intima del votante e volto a soppesare solo alcuni tratti del complesso panorama riguardante la scelta.

Questo sistema di ragionamento è stato ampiamente analizzato dallo psicologo israelo-americano Daniel Khanemann, premio nobel per l'economia e autore del libro “Pensieri lenti e veloci”.

Valutazioni di base:

Il sistema di ragionamento veloce chiamato da Khanemann “Sistema 1” è stato plasmato dall'evoluzione, perchè fornisse in qualche modo una valutazione costante dei principali problemi che un organismo deve affrontare per sopravvivere. “come stanno andando le cose? Ciò rappresenta una minaccia o un'opportunità? È tutto normale? Devo avvicinarmi o allontanarmi?” Queste e altre domande sono probabilmente meno incombenti nell'ambiente urbano rispetto ad un animale che vive nella giungla, ma la nostra specie ha ereditato i meccanismi neurali che si sono evoluti per fornire continue valutazioni del livello di minaccia e fino ad ora non si sono mai disattivate.

Il Sistema 1 è per sua natura sempre attivo nella valutazione di una determinata circostanza, per valutarne la positività o la negatività, se essa imponga la fuga o ne permetta l'approccio. Tra i molti fattori in grado di influenzare questo processo di ragionamento vi sono il buon umore e la fluidità cognitiva e sono gli equivalenti umani delle valutazioni sulla sicurezza e sulla familiarità di un ambiente.

Questo processo di ragionamento fornisce la capacità di distinguere a colpo d'occhio un nemico da un amico e rappresenta una risorsa importante per sopravvivere in un mondo pericoloso.

Alex Todorov, amico di Daniel Khanemann e professore all'università di Princeton ha analizzato le radici biologiche del giudizio veloce, egli ha dimostrato che si ha la capacità di valutare, con uno sguardo fugace il viso di un estraneo al fine di capire se le sue intenzioni siano amichevoli o ostili, quale sia il suo livello di dominanza e minacciosità o quanto egli sia meritevole di fiducia. La forma del viso fornisce indizi per valutare la dominanza, In base all'espressione facciale: sorridente o accigliata, si valutano le intenzioni. Un mento squadrato con gli angoli della bocca rivolti verso il basso non promette nulla di buono. La precisione con la quale si decodifica un volto è tutt'altro che assoluta: un mento tondeggiante non è un indice affidabile di mitezza e un sorriso potrebbe essere falso, ma in gran parte questa abilità umana di riconoscimento delle espressioni è un vantaggio per la sopravvivenza.

Questo antico meccanismo è ben conosciuto dai rappresentanti politici nella società moderna e ha una certa influenza sul modo di votare delle persone. Todorov mostrò ai suoi studenti, durante un esperimento, alcune foto di uomini e donne, per un decimo di secondo, al fine di valutarne alcuni attributi, tra cui la simpatia e la competenza in base alla sola lettura del volto. I risultati che emersero videro la quasi completa concordanza di giudizio da parte degli studenti intervistati. Le foto che Todorov mostrò riguardavano i candidati di una campagna elettorale politica che competevano alle elezioni. I risultati emersi dall'effettiva campagna elettorale concordarono per più del 70% con il giudizio veloce espresso dagli studenti di Princeton in base alla sola lettura dell'espressione facciale delle fotografie e il vincitore risultò essere proprio il candidato il cui volto aveva registrato il più alto giudizio di competenza tra gli studenti.

Nell'indagine di Todorov, si ottennero risultati di correlazione impressionanti non solo nei test condotti in America, ma anche applicati alle elezioni di paesi esteri come la Finlandia, l'Inghilterra, l'Australia, la Germania e il Messico.

Un particolare interessante fu che le stime del giudizio di competenza predicevano in maniera più rispondente i risultati elettorali rispetto alle stime sulla simpatia. Il ricercatore scoprì che le persone giudicano la competenza in base alla combinazione delle dimensioni della forza e dell'affidabilità. I volti che esprimono competenza hanno un mento forte e la smorfia maliziosa di chi è sicuro di sé. È bene specificare che nessuna di queste caratteristiche predica davvero l'operato di un politico, ma questo dimostra che l'uomo è biologicamente predisposto a scartare candidati privi di attributi di valore. Queste sono espressioni di quella che si chiama “Euristica del giudizio” che verrà spiegata meglio in un altro articolo.

Un elettore cerca disperatamente di farsi un'idea rispetto a quanto un candidato possa essere in gamba qualora venisse eletto. Questa valutazione viene effettuata in maniera veloce e automatica (è per questo motivo che magari conosci qualcuno che sta pensando di votare quell'anziano signore sicuro di sé, o quel bravo ragazzo con la faccia pulita o forse quell'individuo di mezza età con l'accento simpatico), in mancanza di tempo e conoscenza approfondita del programma elettorale e dato che non molti si soffermano sul confronto attento di tali programmi, correlando magari gli stessi ai risultati passati del partito e alla storia del candidato si vota per simpatia, anzi per presunta competenza.

Questo voto è l'espressione dell'elettore disinformato, il quale forma la sua idea assistendo magari ai talk show televisivi.

Ovviamente la lettura del volto non è l'unico indice di votabilità, poiché l'uomo è anche estremamente abile nella lettura di messaggi preverbali e verbali. Quindi un candidato che si esprime in Tv attraverso una comunicazione efficace farà breccia nei sistemi categoriali e di rappresentatività dell'elettore, ma questo tipo di valutazione, risponde sempre al sistema 1, ovvero è operata attraverso il convincimento e la persuasione, che si basano sull'espressione del fascino, della presunta competenza e della simpatia: fattori che in qualche modo strizzano l'occhio alle stesse valutazioni di minaccia o fiducia di cui sopra.

Forse il metodo migliore per scegliere il proprio candidato è quello di leggere (e non farsi leggere da un amico fidato o da un collega antipatico) tutti i programmi elettoralie fare una ricerca sulla storia e i risultati di colui che si pensa essere il più adatto, così da confrontare le aspettative personali con il reale operato del politico.

Il ragionamento del “Sistema 2” o “pensiero lento” verrà spiegato meglio in un altro articolo, ma se quanto letto ha acuito nell'elettore il timore per la propria scelta di voto, si consiglia di ricordare quali siano le caratteristiche del pensiero veloce e riconoscerle con creatività e ironia quando si assiste ad un comizio elettorale o a un talk show televisivo per poi valutare con senso critico.

Valerio Imondi

Bibliografia:

D. Khanemann, pensieri lenti e veloci, 1a edizione: New York 2011, Mondadori Saggi 2012, "Thinking, Fast and Slow"

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