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Immagine del redattoreValerio Imondi

Il percorso terapeutico e riabilitativo nella REMS

Che cos’è la REMS?



La realizzazione delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) ha risposto alla necessità di superare la logica custodialistica degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), riconoscendo, come primo sistema di riferimento per i pazienti psichiatrici autori di reato, l’ordinaria rete dei servizi territoriali dei Dipartimenti di Salute Mentale.

Il trattamento terapeutico che viene offerto è strutturato tenendo conto delle caratteristiche della personalità, della patologia sulla base dei bisogni di salute, sociali e relazionali, cercando di attuare tutti i provvedimenti terapeutico- riabilitativi considerati in un’ottica evolutiva, al fine di ottenere non solo la guarigione clinica ma anche un miglioramento funzionale e del livello di qualità di vita, secondo un orientamento alla recovery e permettere ai pazienti di superare o attenuare quella condizione di infermità alla quale è stata associata la pericolosità sociale.

In questa prospettiva il reato viene considerato un epifenomeno di un complesso di fattori biopsicosociali interagenti in modo dinamico; vengono, pertanto, analizzati gli aspetti socio-familiari, relazionali ed evolutivi.

Il percorso mira anche ad una elaborazione dei vissuti che hanno preceduto, accompagnato e seguito il fatto-reato, il quale viene contestualizzato ed integrato nella storia del paziente.

E’ importante ricordare che la Residenza non è un luogo di punizione, bensì un punto dal quale ripartire, un insieme di opportunità di cambiamento.

Nella realizzazione del processo di cura la priorità è creare e mantenere un’alleanza terapeutica, che porti alla definizione anche formale del contratto di cura, il quale viene realizzato con la persona e non sulla persona.

Se da una parte la misura di sicurezza è imposta, dall’altra si deve ricordare che non può esservi riabilitazione senza consenso e senza un’attiva collaborazione del paziente (Pellegrini, 2018).

E’ auspicabile che , prima dell’ingresso in REMS, il paziente venga preso in carico dal DSM-DP di competenza territoriale e sia formulata una diagnosi funzionale.

Lo stesso dovrebbe essere valutato anche rispetto ai fattori protettivi individuali, ambientali, sociali e familiari e ai segnali precoci specifici e aspecifici di rischio di scompenso.

Dovrebbe, inoltre, essergli garantito il rispetto dei bisogni primari, mediante l’erogazione da parte dei servizi competenti di un contributo mensile idoneo a soddisfare tali necessità, qualora non sussistano redditi personali di autosufficienza e dovrebbe essere formulato, a cura del servizio di competenza territoriale, un Progetto Terapeutico Riabilitativo Individualizzato (PTRI), da aggiornare in itinere.

Per ogni ospite inserito nella REMS, a cura del CSM di competenza territoriale viene quindi definito il PTRI, coordinato con il Piano Terapeutico e Riabilitativo Residenziale (PTRR), di cui è responsabile la Residenza. Quest’ultimo, condiviso con l’ospite, definisce gli specifici interventi diagnostici, terapeutici e riabilitativi erogati dall’équipe e i tempi necessari per farlo, le responsabilità e modalità di monitoraggio e verifica.

Gli interventi realizzati vanno dai colloqui individuali e con i familiari, agli approfondimenti diagnostici multi-professionali, dalle valutazioni e dai trattamenti psichiatrico/psicologico- clinico ai trattamenti farmacologici, fino a quelli psico-educativi rivolti sia al singolo ospite che all’insieme dei pazienti con l’obiettivo di aiutare l’individuo a riacquisire le capacità che gli consentano di integrarsi nella vita di comunità.

Il campo operativo, dunque, è caratterizzato dalla vita quotidiana, dalle relazioni interpersonali, dal rapporto individuo-ambiente, attraverso l’organizzazione di una serie di attività gruppali o individuali, quali quelle motorie, ricreative ed espressive.

La nascita delle REMS ha rappresentato, dunque, una risposta al superamento della logica manicomiale che si auspicava da anni, promuovendo un cambiamento culturale ed ideologico in termini di cura e reinserimento sociale, affinché gli autori di reato affetti da patologie mentali non siano individuati soltanto in funzione del crimine commesso, ma anche in considerazione delle dinamiche intrapsichiche e relazionali sottese agli agiti.

E’ importante considerare che non è la limitazione della libertà ad aiutare i pazienti, ma l’adesione piena e consapevole al programma terapeutico di comunità nella REMS, la quale mira alla cura e non alla mera custodia del paziente, con uno sguardo di speranza rivolto al recupero di un’identità personale e sociale.


Dott.ssa Floriana Di Pietro

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