Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria.
Chi legge avrà vissuto 5000anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'Infinito...Perché la lettura è un'immortalità all'indietro.
Umberto Eco
La lettura è sempre stata uno strumento utile a prevenire il rallentamento e il decadimento cognitivo: un importante mezzo per tenere allenata la mente e con essa le abilità cognitive ed affettive.
La libroterapia nasce negli anni ‘30 ad opera dello psichiatra americano William Menninger che per primo adotta questa tecnica nel contesto ospedaliero, prescrivendo ai pazienti psichiatrici della clinica in cui lavora la lettura di romanzi opportunamente scelti in base ai vari disturbi psichici.
Da allora la libroterapia si è diffusa sia negli Stati Uniti che in Europa non solo come tecnica propriamente psicoterapeutica, ma anche come strumento psicoeducativo, di auto-aiuto e crescita personale adottato e applicato in vari contesti.
Il meccanismo psicologico fondamentale sul quale si fonda il potenziale valore “terapeutico” di un testo narrativo è quello dell’identificazione del lettore con le vicende, le emozioni e i pensieri dei personaggi; in tal modo egli può accedere a quelle parti in ombra o problematiche di sé attraverso una trama narrativa che le renda pensabili e comunicabili, stimolando le proprie capacità empatiche e riflessive.
Un secondo elemento peculiare della libroterapia è la dimensione relazionale: un libro è potenzialmente “terapeutico” non solo per l’appropriatezza dei suoi contenuti rispetto al malessere della persona, ma anche perché ciò che la sua lettura suscita è oggetto di riflessione condivisa fra utente e operatore.
Leggere un libro, dunque, è un’attività di auto-esplorazione: è la possibilità che ci offriamo di comprendere i nostri pensieri, le nostre sensazioni e le nostre emozioni attraverso ciò che qualcun altro ha scritto, pensato, provato e sentito. La capacità di apprendere e di cambiare attraverso uno strumento semplice come quello della lettura ci permette di scendere fin dove vogliamo e di guardare fin dove volgiamo il nostro sguardo. Senza costrizione alcuna, la crescita personale rappresentata dalla libroterapia può fungere da specchio per la nostra esperienza personale. Dopo una lettura consapevole, ci sentiamo diversi, cresciuti, evoluti: la lettura porta con sé parole e immagini che spesso muovono in noi risonanze, ci stimolano a creare movimenti e soprattutto a guardare dentro, verso una maggiore conoscenza di noi stessi.
Come riportano studi scientifici e cognitivi recenti (Carretti, De Beni, Cornoldi, 2007), leggere vuol dire “costruire un modello mentale delle informazioni presenti nel testo, un modello che viene continuamente aggiornato durante la lettura.”
I personaggi di cui leggiamo le vicende siamo noi, o vorremmo essere noi, oppure temiamo di essere stati noi o di poter diventare noi. I nostri modelli narrativi interiori vengono così rielaborati, rivissuti, modificati. Leggendo possiamo provare emozioni che ci riguardano molto da vicino ma che forse avevamo rimosso perché, grazie al meccanismo della proiezione, è più facile provarle se riguardano qualcun altro.
Lo sapevano nell’antica Grecia e lo sappiamo noi oggi: i libri possono curare l’anima, rasserenare lo spirito dalle inquietudini, dare risposte agli interrogativi della vita.
La libroterapia si presta ad essere abbinata alla terapia del profondo per la sua capacità di far emergere riflessioni, amplificazioni, nuovi punti di vista generativi per la persona, per questo si adatta anche alla terapia di gruppo, in cui più persone, guidate dal terapeuta, si confrontano sui temi rilevati dalla lettura dei testi.
Un gruppo di libroterapia è un gruppo composto da 8 a 20 persone che desidera fare un percorso conoscitivo di se stesso: lo strumento è il libro e lo scopo è che ogni membro arrivi ad una consapevolezza maggiore di se stesso, della propria psiche e dei propri modi di agire.
La differenza con un gruppo di lettura è proprio questo: in un gruppo di libroterapia non si parla del libro, non ci interessa se sia bello o brutto o in che stile sia scritto; ci interessa, invece, di scorgere nuovi modi di vedere noi stessi e il mondo tra le pagine e di farlo con una rinnovata consapevolezza.
Dott.ssa Floriana Di Pietro
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