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Immagine del redattoreValerio Imondi

Vinco - Vinci

“La preparazione della pace ha bisogno di tante energie quante ne ha bisogno la preparazione della guerra”.

Mahatma Gandhi


In una fredda serata due porcospini decidono

di riscaldarsi stringendosi il più possibile uno

contro l’altro, ma si accorgono ben presto di pungersi con gli aculei.

Allora si allontanano, tornando però a sentir freddo.

Dopo tante faticose prove,

i due porcospini riescono a trovare la giusta posizione

che permette loro di scaldarsi senza pungersi troppo.


Come possiamo definire il conflitto?


«Le definizioni di conflitto sono molteplici, ma è comune a tutte l’idea che il conflitto sia una percezione» (Pearson, 2016)

«..come un processo che si innesca quando una delle parti percepisce che l’altra parte sta minacciando, o è sul punto di minacciare, qualcosa per cui la prima parte nutre interesse»

Con il termine “conflitto” s’intende, dunque, una situazione in cui almeno due circostanze sono tra loro in una relazione di incompatibilità; la rinuncia ad affrontare questa condizione porta al conformismo e all’adeguamento.

Se si cerca sul dizionario il significato della parola “conflitto” si noterà che non è molto diverso da quello di “guerra”: entrambi indicano una situazione di contesa. In realtà il significato non è da intendersi in questi termini poiché il conflitto è un’esperienza comune e costante nella vita di ogni persona e di ogni gruppo. Solo nel momento in cui esso viene rifiutato si potrà assimilare al concetto di guerra perché, in quel caso, non potrà essere risolto in modo positivo.

Il concetto di conflitto non deve essere inteso necessariamente con accezione negativa, infatti, se adeguatamente gestito,esso può essere un’opportunità per migliorare le relazioni interpersonali.

Da molti anni, infatti, diversi intellettuali propongono una nuova elaborazione del tema del conflitto, sia dal punto di vista sociale sia educativo, definendolo come “divergenza, contrasto, area di negoziazione, situazione non ancora definita” (Miscioscia e Novara, 1998).

Risulta possibile definire il conflitto, puntando l’attenzione su due differenti fattori:

-oggetto del conflitto

-luogo in cui esso avviene.

In base all’oggetto si tratta di identificare il tipo di disaccordo, ovvero ciò su cui il conflitto verte.

I conflitti possono essere raggruppati in 3 macro categorie:

- Di compito:in riferimento al contenuto e agli obbiettivi del lavoro;

- Di relazione:in merito alle relazioni interpersonali;

- Di metodo:in relazione alle modalità con cui il lavoro va svolto.

In base al luogo in cui avviene il conflitto può essere:

- Diadico: conflitto tra due persone

- Intragruppo: conflitto all’interno dello stesso gruppo

- Intergruppo: conflitto tra gruppi o squadre


Come pensiamo al conflitto?


A) IL CONFLITTO E’ UN FENOMENO PATOLOGICO


➢ Non accettazione della diversità di opinioni e credenze

➢ Il consenso è un punto di partenza

➢ Il conflitto va soppresso, eluso, rimosso! E’ un rapporto antagonista in cui le parti o negano il conflitto o cercano di strapparsi vicendevolmente il massimo possibile


B) IL CONFLITTO E’ UN FENOMENO FISIOLOGICO


➢ Accettazione delle diversità di opinioni e credenze

➢ Il consenso è un punto di arrivo

➢ Il conflitto è una fonte di cambiamento, innovazione, miglioramento

Le discussioni portano via tempo all’azione vera e propria; è importantissimo saper affrontare i conflitti per riuscire a sfuggire da pericolose ripercussioni. E’necessaria una gestione costruttiva del conflitto.


Quali sono i comportamenti efficaci?


• INDIVIDUARE UN METODO DI LAVORO COMUNE

• ASCOLTARE IN MODO ATTIVO

• CONSIDERARE I PUNTI DI VISTA DELL’ALTRO, RICONOSCERLI COME LEGITTIMI, NON SQUALIFICARE O BANALIZZARE

• SFORZARSI DI TROVARE SOLUZIONI VANTAGGIOSE PER TUTTE LE PARTI


Le differenze individuali possono influire sull’efficacia di un negoziato?


I profili che andiamo a indagare sono quattro: personalità, emozioni, cultura e genere.


PERSONALITA’: l’organizzazione dinamica all’interno dell’individuo di quei sistemi psico fisici che determinano il suo adattamento unico all’ambiente.


EMOZIONI: Umori ed emozioni influenzano il negoziato e questo dipende anche dal contesto e dall’imprevedibilità.


CULTURA: il background culturale può aiutare a raggiungere delle soluzioni che soddisfino entrambi le parti.


GENERE: le donne risultano essere più cooperative, piacevoli e altruiste.

Gli uomini tendono ad assegnare maggior valore allo status,al potere e al riconoscimento.


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